In questo periodo della crescita individuale si realizza un'idea sempre più consapevole di se stessi che assume anche carattere sessuato
in senso stretto. Questa fase di passaggio dalla vita infantile al mondo adulto, di cui si parla solo a partire dalla fine dell'800 e che, ancora oggi, in molte culture primitive non ha alcun valore normativo, oggi si costruisce per mezzo di sistemi molto diversi da quelli del passato.
I sistemi e le gerarchie sociali di tipo collettivo facevano da substrato all'evoluzione dell'individuo entro la comunità, per mezzo di rituali iniziatici e fasi di celebrazione collettiva volti a sottolineare il passaggio da uno status sociale ad un altro. Questo passaggio assume, oggi, una connotazione decisamente più soggettiva ed individuale inserendosi poi in modalità sociali meno precise e definite.
IDENTITA’ COLLETTIVE come senso di appartenenza a diversi gruppi è stata la parola chiave #identititacollettive relativa al Convegno Internazionale dedicato al rafforzamento delle identità collettive dell’area euro mediterranea a cui lo staff di INNOVABILITA
ha partecipato in qualità di associato della Rete Italiana per il Dialogo Euro Mediterraneo [RDIE]. Esperti e ricercatori e scienziati
di quest’area di Pianeta si sono incontrati a Roma e hanno messo a confronto [in sessioni di massimo 3 minuti] le opportunità della diplomazia scientifica per una virtuosa e sostenibile cooperazione euro-mediterranea.
La Rete Italiana per il Dialogo Euro Mediterraneo (RIDE), capofila in Italia della Fondazione Anna Lindh (ALF), e l’Associazione Prospettive Mediterranee organizzano, con il contributo dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia e l’ALF, il Convegno Internazionale “L’Italia nuovo perno strategico del Mediterraneo” e il successivo Simposio dedicato all’innovazione, all’alta formazione e alla diplomazia scientifica
sulla sostenibilità per generare un cambio di prospettiva per la cooperazione nel Mediterraneo.
Mercoledì 22 marzo, dalle ore 10:30 alle 18:45, presso la Sala Conferenze Esperienza Europa a Roma, le organizzazioni attive
nella promozione del dialogo e dello sviluppo sostenibile del Mediterraneo tenteranno di affrontare e facilitare uno scambio produttivo
e creativo di idee tra esperti di alto livello sulla sostenibilità, la cooperazione e lo sviluppo nell’area del Mediterraneo.
Nella giornata mondiale dell'acqua si è trattato il tema della sostenibilità con un taglio molto sociologico dove rappresentanti delle nazioni facenti parte la Rete Internazionale della Fondazione Anna Lindh hanno esposto le proprie idee rispettivamente sui movimenti sociali
e sull'azione collettiva di attività di ricerca diplomatica nel proprio paese di appartenenza.
Era il 1989 quando Alberto Melucci pubblicava Nomadi del presente introducendo il modello di identità collettiva basato sugli studi
ui movimenti sociali degli anni ‘80: "l'identità collettiva è una definizione interattiva e condivisa prodotta da più individui (o gruppi a livello più complesso) e interessata all'orientamento dell'azione e al campo di opportunità e vincoli in cui si svolge l'azione". Insoddisfatto
del divario tra le teorie su come si formano le azioni collettive e su come gli individui trovano motivazione, Melucci definisce un processo intermedio, in cui gli individui riconoscono di condividere alcuni orientamenti in comune e su questa base decidono di agire insieme. Considera l'identità collettiva come un processo negoziato nel tempo con tre parti:
definizione cognitiva, relazione attiva e investimenti emotivi.
Melucci, nel suo scritto "The Process of Collective Identity" sostiene l'identità collettiva come un utile strumento analitico per spiegare
i movimenti sociali ci ha lasciato in eredità non solo analisi sui processi all'interno del sistema dell'attore collettivo come i modelli
di leadership, le ideologie e i metodi di comunicazione, ma soprattutto la cura delle relazioni esterne con alleati e concorrenti che danno forma all'attore collettivo. L'atmosfera che abbiamo respirato nella sala del’Europa Experience era quella descritta in modo esemplare
da Meucci: le identità collettive presenti si sono impegnate a comprendere meglio lo sviluppo delle altre azioni collettive moderne, distinguendo dalle organizzazioni formali, in mezzo al rapido sviluppo del campo della ricerca nelle scienze sociali, trasformando tutti
i relatori partecipanti come un gruppo collettivo sistematico e non entità ideologiche o set di valori predefiniti che avrebbero potuto antagonizzare e polarizzare determinati elementi.
Le influenze sociali degli stereotipi culturalmente definiti ossia quella serie di ampie categorie che riflettono le impressioni e le convinzioni che gli individui appartenenti ad una certa cultura, sono osservabili nei bambini in tenera età, tra i due e i tre anni. Sono molti gli studi
che hanno evidenziato come i bambini in questa fase siano in grado di compiere attribuzioni stereotipiche quando viene loro chiesto quali attività sono più propensi a fare maschi e femmine.
Se è vero che l'identità personale non è un dato, ma una costruzione, quindi un processo che dura per tutta la vita, è pur vero che questa costruzione assume particolare rilevanza in certi specifici stadi dello sviluppo personale. In questo processo costruttivo entrano in gioco non solo le dotazioni naturali, bensì le relazioni intersoggettive cui l'individuo risulta esposto e di cui si mostra protagonista.
Se la costruzione dell'identità assume, in tal senso, una forte connotazione sociale e relazionale, è pur vero che necessita di una spinta pedagogica. La costruzione della propria identità corrisponde in larga misura al processo formativo dell'individuo e basandosi fortemente su una relazione tra individui, queste relazioni avranno un carattere ancor più significativo a seconda del livello di consapevolezza e autonomia delle persone implicate. È inevitabile un riferimento agli stereotipi di genere e alla cultura del pregiudizio che caratterizzano ogni singola società e in molti casi entrano prepotentemente nel merito di quegli stessi processi di costruzione identitaria personale. Sostanzialmente, nella costruzione della propria identità e nello sviluppo di momenti critici di tale costruzione, gli stereotipi di genere
e la cultura del pregiudizio hanno un peso non indifferente.
Per molto tempo si è ritenuto che le categorie sociali, inclusi stereotipi e processi di stereotipizzazione, fossero l'esito di una attività
di primario stampo cognitivo. Si ritiene, infatti, che le categorie sociali fungano da scorciatoia mentale nella gestione della realtà
che, presentando un elevatissimo numero di stimoli, potrebbe risultare incomprensibile. In realtà, se da un lato questo è vero,
dall'altro gli stereotipi generalmente associati alle diverse categorie sociali non vanno a determinare scorciatoie di pensiero,
bensì atteggiamenti, comportamenti e disposizioni reazionarie verso una persona in funzione della sua effettiva o presunta appartenenza categoriale. Le categorie sociali e gli stereotipi precedono la formazione del pregiudizio, di cui rappresentano il versante cognitivo.
E' opinione comune considerare i processi che inducono alla formazione di categorie sociali e relative immagini, ossia gli stereotipi,
siano naturali ed abbiano una funzione neutrale, proprio perché attivate a livello cognitivo. In realtà, il rischio risiede proprio nell'uso
che si fa di queste categorie sociali e della conseguente formazione di bias pregiudizievoli. Esistono una serie di forme alternative, apparentemente nuove, anche se da sempre esistenti, per dare spazio ad una costruzione identitaria soddisfacente.
Dare spazio ad una cultura delle differenze in tutti i contesti offre la possibilità di rivedere il concetto di categoria e i relativi giudizi
di valore. Categorizzare, inteso come dar nome alle cose, non è un problema in sé. Il problema risiede nel fatto che a partire da queste categorie si possa incorrere nel rischio di strutturare, cosa che è purtroppo già accaduta nella storia e tutt'oggi accade, una società basata sul pregiudizio e sulla discriminazione. Questo tipo di società implica una serie di ricadute sui processi di costruzione di identità collettive coinvolgendo tutti gli attori sociali e non solo alcune categorie.
Si tratta di un problema del singolo che si realizza a livello socio-culturale e, pertanto, va tenuto strettamente in considerazione,
non soltanto dai professionisti del settore, ma da chiunque entri in relazione più o meno diretta con bambini, preadolescenti
ed adolescenti, i futuri consumatori di un'economia sempre più tecnologica quella che viene già definita web 3 economy.
L'evoluzione della tecnologia ha sempre introdotto nuove prospettive sull'innovazione con ricadute inevitabili a livello sociale.
Ad esempio, la comunicazione telefonica ha aperto le porte all'innovazione che ha portato alle reti Internet, allo stesso modo
la tecnologia web3 è emersa come uno strumento importante per dare agli utenti il controllo completo sulle loro esperienze digitali.
Web3 mira a cambiare l'esperienza di Internet rimuovendo giganti e intermediari tecnologici da Internet. Uno dei esempi di web3
più efficaci fa riferimento alle criptovalute, che consentono transazioni finanziarie senza dipendere dalle banche. Allo stesso tempo,
anche le discussioni sul futuro di Internet con metaverso e web3 attirano l'attenzione sul potenziale del “multiverso” -
diversi mondi virtuali. Le discussioni sulle tecnologie del “multiverso” hanno dominato i titoli della comunità tecnologica da quando Facebook ha annunciato la sua trasformazione in Meta. Il “metaverso” introduce il concetto di un mondo virtuale parallelo caratterizzato da spazi 3D immersivi, condivisi e interoperabili: oggi possiamo solo immaginare un mondo virtuale che funzioni in modo coerente, anche quando gli utenti sono disconnessi dalla piattaforma. Ma nessuno ci ha ancora informato su come saranno trattate le nostre identità collettive. Il “multiverso”, è più corretto definirlo in questo modo, ha aperto molteplici strade per trasformare vari settori, tra cui l'istruzione e l'intrattenimento. E le nostre identità come saranno considerate in un metaverso molto più vicino di quanto pensiamo oggi? La definizione di multiverso offre un'impressione credibile di come cambierà presto la Rete: gli spazi di lavoro virtuali, eventi come #ITALIAPONTETRAIDENTITA trasmessa in diretta Facebook, il turismo, l'e-commerce e le economie dei creatori virtuali presto saranno trasformati e saranno modellati in un universo - digital twin - in cui le persone interagiscono sempre più interconnessi con una rete interoperabile. La comunità digitale pone spesso domande come "Il metaverso e il web3 sono il futuro di Internet?" assumendo che web3 e metaverse siano gli stessi concetti. Al contrario, metaverso e web3 sono concetti diversi. In effetti, il metaverso utilizza i principi del web3 ed entrambi i termini hanno obiettivi diversi. Allo stesso tempo, l'interazione tra metaverso e web3 ha il potenziale per rivoluzionare le esperienze di internet decentralizzato: il multiverso mira a fondere il divario tra mondi fisici e virtuali utilizzando tecnologie come AR/VR in ambienti democratici abilitati dalla tecnologia blockchain. D'altra parte, la tecnologia web3 mira a introdurre un approccio democratico all'utilizzo di Internet.
Piuttosto che dipendere da intermediari centralizzati, web3 fornirebbe un Internet in cui gli utenti possono accedere a qualsiasi servizio Internet che desiderano: recupereremo una certa flessibilità di accesso ai servizi finanziari con le piattaforme DeFi. Altri esempi interessanti di applicazioni web3, come gli NFT , mostrano vantaggi di valore innovativi offrendo un nuovo modello per dimostrare
la proprietà e il controllo delle risorse. Le risposte a "In che modo il metaverso e il web3 cambieranno il mondo?" si riferirebbe
alla modifica dei ruoli degli utenti sul web. In precedenza, l'utente fungeva da visualizzatore nell'ecosistema web, un pò alla volta
l'utente si è trasformato in un creatore di contenuti scambiabili e il futuro di Internet come web 3 e metaverso renderanno l'utente
un proprietario di contenuti controllando tutta la catena di produzione e distribuzione. Il multiverso presenta una nuova prospettiva sull'accessibilità di Internet oltre a rendere l'esperienza dell'utente più coinvolgente con identità digitali collettive.
L’'interazione tra la tecnologia del metaverso e il web3 può significare una trasformazione rivoluzionaria dei modi in cui le persone
e identità digitali [AVATAR] e marchi aziendali interagiscono con Internet. Metaverse e web3 influenzerebbero il modo in cui le aziende utilizzano la loro presenza online e creano strategie di marketing.
La panoramica dettagliata dell'impatto del metaverso e del web3 mostra come possono cambiare il corso del web.
Il decentramento e l'identificazione digitale sono temi comuni alla base del web3 e del metaverso, oltre a offrire vantaggi significativi
agli utenti che potranno interagire virtualmente con diversi spazi su Internet come avatar virtuali: le identità collettive digitali.
Il futuro del Web consentirà molto probabilmente agli utenti di accedere ai servizi Internet in ambienti fisici reali e contemporaneamente l'accessibilità decentralizzata del web tramite web3 permetterà di sfruttare una gamma più ampia di servizi Internet: prima di allora dovremo partecipare ad altri eventi di valore come quello del 22 marzo 2023 dove nel mondo fisico si incontrano membri di una REte internazionale di valore come quella dell'Anna Lindh Foundation presso la splendida sala Europa Experience di Roma
per studiare assieme quale sia la destinazione reale delle nostre identità collettive digitali.
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Fabrizio Fantini
INNOVABILITA
Associato RIDE
ANNA LINDH FOUNDATION